RedBull-Bora-hansgrohe, i fratelli Van Dijke puntano in alto: “Sogniamo di vincere il Fiandre o la Roubaix”
Con la RedBull-Bora-hansgrohe Tim e Mick Van Dijke hanno grandi progetti per le classiche del pavé. I due fratelli neerlandesi, dopo aver lasciato la Visma | Lease a Bike al termine di questa stagione, stanno già pianificando come sarà la loro primavera 2025 con la nuova squadra. I due gemelli classe 2000 si sono messi in luce durante le classiche di quest’anno anche grazie all’infortunio di Wout Van Aert, che ha lasciato loro molto più spazio soprattutto in occasione della Parigi-Roubaix, dove hanno chiuso rispettivamente al 16esimo e 19esimo posto.
“Il nostro sogno è vincere una classica del pavé un giorno, preferibilmente il Fiandre o la Roubaix – ha detto Tim parlando al podcast De Rode Lantaarn – Ma questo è un sogno, e molte persone hanno questo sogno. È diventato realtà quando ho tagliato il traguardo della Roubaix all’ottavo posto [poi retrocesso al 16esimo, ndr]. È stata un’esperienza fantastica. Se non fosse successo [l’incidente a Van Aert alla Doors Van Vlaanderen, ndr], non avremmo mai mostrato quello che siamo riusciti a fare quest’anno. È una cosa che mi ha aperto gli occhi”.
Anche Mick è in totale sintonia con quanto detto dal suo gemello e compagno di squadra. “A Roubaix le telecamere hanno mostrato tutto. Ho potuto seguire Mathieu [Van der Poel, ndr], Jasper [Philipsen, ndr] e Mads [Pedersen, ndr] nella Foresta di Arenberg. Pedalavamo il finale della Roubaix con quei ragazzi e siamo riusciti a seguire questi quattro ragazzi nella foresta. È stato fantastico e molte squadre lo hanno notato”. Ad essersi interessati ai due fratelli dopo quella prestazione non c’era solo il team tedesco, ma anche la Ineos Grenadiers. “Abbiamo potuto fare una bella scelta perché eravamo sotto i riflettori”.
I Van Dijke sono veramente inseparabili e non vogliono in alcun modo ostacolarsi a vicenda nelle gerarchie di squadra. “Questo è stato il motivo principale per cui ce ne siamo andati. Alla Visma eravamo anche un po’ d’intralcio l’uno all’altro. Io e Tim lottavamo sempre per l’ultimo posto; era difficile – hanno sottolineato prima di parlare del motivo per cui sono stato contattati dalla RedBull – Non ci volevano solo per le classiche, ma abbiamo dimostrato di poter essere una guida per i velocisti. Abbiamo anche protetto molto bene Matteo [Jorgenson, ndr] alla Parigi-Nizza. Loro si sono accorti anche di questo. Naturalmente, questo è ciò che si vuole in un grande giro, avere ragazzi che possono staccare gli scalatori”.
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